I Disturbi Alimentari
La cronaca dei giornali e i mass-media in generale ci informano della sempre maggiore diffusione dei disturbi del comportamento alimentare.
Secondo una recente indagine del Ministero della Salute, in Italia si verificano sei nuovi casi ogni centomila abitanti e inoltre sembra che ad ammalarsi di anoressia e bulimia siano pazienti sempre più giovani: si abbassa all’età di 11-13 anni l’insorgenza del sintomo anoressico, mentre il sintomo bulimico che, mediamente, insorge più tardi, verso i 18-19 anni, ha un’incidenza anche doppia. Non ci sono stime precise per l’obesità, che ancora si maschera con altri aspetti, meno evidentemente psicologici, e di cui la componente psichica ed emotiva è meno comunemente nota e indagata, ma non per questo meno importante.
Ma che cos’è un disturbo del comportamento alimentare?
Oggi abbiamo tutti un’idea, anche se approssimativa, di cosa sia l’anoressia: l’anoressia porta a un drastico rifiuto del cibo allo scopo di inseguire un’ideale di magrezza irraggiungibile. L’anoressia colpisce duramente il corpo: lo attacca nelle sue funzioni vitali e può condurre a gravi conseguenze fisiche, quali amenorrea, osteoporosi, insufficienza renale, alterazioni cardiovascolari, perdita dei denti e dei capelli.
La
bulimia non è chiaramente visibile come l’anoressia, ma ha conseguenze altrettanto devastanti sulla vita e la salute di chi ne soffre. Essa induce a ingerire enormi quantità di cibo, per poi ricorrere a pericolose condotte eliminatorie, quali il vomito autoindotto, l’abuso di lassativi e diuretici a causa dei sensi di colpa che l’accompagnano. La bulimia ha tutte le caratteristiche di una tossicodipendenza dall’oggetto cibo, sostanza legale e facilmente reperibile.
Infine, anche l’obesità, che rappresenta una vera e propria “malattia sociale”, porta a instaurare una vera e propria dipendenza dal cibo, usato come soluzione magica alle difficoltà esistenziali e come “anestetico” rispetto al dolore. Spesso l’obesità rappresenta una barriera difensiva che la persona erige per difendersi dalla depressione.
In tutti i casi, non si tratta solo di un comportamento alimentare anormale e ossessionante, tanto da prendere tutti i pensieri e il tempo di un individuo. In ogni caso è il segno, il segnale, di un malessere più profondo che non ha trovato le parole per esprimersi, né il luogo dove la sofferenza si nasconde dietro al disturbo alimentare possa essere accolta e in qualche modo decifrata.
Curare un disturbo del comportamento alimentare non vuol quindi dire educare ad un’alimentazione corretta, stabilire tabelle dietetiche, monitorare l’andamento del peso e incitare a seguire in modo più solerte le dieta prescritta.
Curare un disturbo alimentare vero e proprio, un disturbo riconducibile cioè ad un sintomo anoressico e/o bulimico, oppure un’obesità psicogena, vuol dire soprattutto
offrire uno spazio autentico di ascolto perché il soggetto ritrovi le motivazioni profonde del suo comportamento e possa “dare corpo” alle parole che esprimono la sua sofferenza soggettiva – talvolta ignota all’individuo stesso che si sente come catturato da un pensiero e da una pratica ossessiva centrata solo sul proprio peso e sulla propria immagine – indirizzando la sua domanda di aiuto a qualcuno che sia in grado appunto di riconoscere ciò che si cela dietro al comportamento alimentare compulsivo e di aiutare il soggetto in questo lavoro di ricerca.
Un percorso che non mira a rieducare una presunta ignoranza riguardo agli effetti di un’alimentazione scorretta, ma, ben oltre, piuttosto a ritrovare le coordinate della questione soggettiva che si sono in qualche modo “inceppate”, costringendo la persona che ne soffre a pratiche estenuanti e gravemente limitative delle proprie possibilità di vita e di espressione in ogni campo, sia affettivo che lavorativo.
É quindi una scommessa importante: si tratta di
offrire alle persone che soffrono di disturbi alimentari una possibilità per uscire da una dipendenza che è un vero e proprio tunnel
e ritornare a vivere una vita di normalità, potendo dedicarsi ad altro, ma anche riscoprendo nuove energie sulla via del proprio ritrovato desiderio







